Coronavirus: quali responsabilità per i datori di lavoro italiani?

Coronavirus: quali responsabilità per i datori di lavoro italiani?

Coronavirus: quali responsabilità per i datori di lavoro italiani?

Newsletter n. 4, 14 febbraio 2020

Coronavirus: quali responsabilità per i datori di lavoro italiani?

Il terzo caso di Coronavirus confermato in Italia, primo per un connazionale, ha contribuito ad accrescere la consapevolezza dello stato di emergenza nel nostro Paese, destando preoccupazioni anche tra i datori di lavoro, chiamati a gestire il proprio personale in un contesto reso particolarmente complesso dall’evoluzione pandemica del virus che, dal suo principale focolaio in Cina, minaccia di diffondersi ampiamente anche in Europa.

Il blocco dei voli da e per la Cina, disposto dalle autorità italiane il 30 gennaio scorso, ha interessato un numero elevato di lavoratori italiani in trasferta o in distacco in territorio cinese. Rigorose procedure aeroportuali di controllo sono state implementate per tutti i passeggeri di voli nazionali ed internazionali, tra cui migliaia di lavoratori. Inoltre, il rispetto di misure precauzionali e di sorveglianza sanitaria, imposto dal Ministero della Salute con circolare del 3 febbraio scorso, riguarda da vicino tutti quei dipendenti che lavorano a stretto contatto con il pubblico, imponendo specifici obblighi e doveri di controllo in capo al datore di lavoro in tal senso.

Come chiaramente previsto dal Testo Unico in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro, il datore di lavoro ha il dovere di garantire ai propri dipendenti un ambiente di lavoro salubre ed esente da rischi, anche per evitare di incorrere nella responsabilità amministrativa derivante da reato di cui al D.lgs. n. 231/2001, che espressamente configura alcuni reati commessi in violazione della normativa a tutela dell’igiene e della sicurezza del lavoro come fonti di responsabilità per l’impresa.

I predetti obblighi assumono un carattere di maggiore urgenza nell’accennato contesto di diffusione globale dell’epidemia di Coronavirus. Il datore di lavoro è, quindi, chiamato ad affrontare tale emergenza, non solo valutando i rischi di esposizione al contagio e adottando appropriate misure di prevenzione, ma anche adeguando l’organizzazione interna dell’impresa al fine di fornire al lavoratore le tutele più adatte a eliminare o ridurre al minimo tali rischi: si pensi, ad esempio, alla necessità di prevedere rientri anticipati per lavoratori in trasferta o in distacco; alla stipulazione di accordi di smart-working per limitare l’accesso al luogo di lavoro; alla concessione ai lavoratori di permessi per espletare i necessari controlli medici; fino alla temporanea sospensione dall’attività lavorativa per i dipendenti di ritorno da zone a rischio. Allo stesso modo, le imprese potrebbero dover gestire il rifiuto da parte dei propri lavoratori di effettuare trasferte già programmate per timore di contrarre il virus.

La situazione epidemica è in rapida evoluzione e il picco di contagi è previsto entro la fine del mese di febbraio: l’adeguamento delle organizzazioni aziendali ai fini del rispetto degli obblighi di salute e sicurezza è, quindi, ormai improcrastinabile. Lo studio legale Fava & Associati rimane a disposizione per fornire ogni informazione necessaria a fronteggiare l’emergenza, nonché per elaborare le migliori strategie volte a minimizzare l’impatto della stessa sulla produttività aziendale.